L’Oriente ha sedotto Napoli, per la seconda volta. Anche quest’anno la Mostra d’Oltremare ha accolto, dal 23 al 25 settembre, colori, profumi e cerimonie del Sol Levante. La cornice è stata il Festival dell’Oriente, manifestazione itinerante che dopo il successo del 2015 ha fatto di nuovo tappa a Napoli portando con sé musica, danza, spiritualità, arti marziali, benessere intrisi di fascino etnico.

Il biglietto, comprensivo dei tre giorni al costo di 12 euro, ha avuto la funzione di passaporto per arrivare dritti ad est del globo senza imbarcarsi su alcun aereo. Se n’è avuto un assaggio già dalla sera dell’inaugurazione, illuminata dalla cerimonia delle lanterne volanti. Nella cultura tradizionale cinese le lanterne di carta rappresentano fragili mongolfiere alle quali è possibile legare idealmente i propri desideri: si pensa che indirizzate al cielo possano raggiungere le divinità e trovare ascolto.

Festival dell’Oriente alla Mostra D'Oltremare di Napoli

Dopo l’avvio emozionale, i giorni della fiera sono stati un melting pot in salsa orientale. Si è potuto gironzolare per i bazar in cerca di spezie esotiche e oggetti poco noti alla cultura occidentale o andare a caccia di riti come quello del tè giapponese, che esiste anche in Italia, ma svuotato dei suoi valori. Per i giapponesi, infatti, è un vero culto sociale e spirituale, diverso dal break inglese assorbito dall’Italia.

Appuntamento più gettonato del weekend alla Mostra: l’Holi Festival, il festival indiano della gioia e dei colori, in cui come segno di rinascita e amore ci si dipinge vicendevolmente di polveri colorate. L’originale evento induista si celebra a ridosso della primavera, mentre a Napoli è arrivato poco dopo l’equinozio autunnale, per salutare l’estate che se ne va. Ma la battaglia con le nubi di colore è molto più di una parentesi di spensieratezza: i sari si confondono con i jeans, le caste vengono cancellate, il bianco perde la sua preminenza. Il colore rende uguali tutte le carnagioni, tutti gli abiti.

Festival dell’Oriente alla Mostra D'Oltremare di Napoli

Siamo l’unica cellula vitale di un palazzo di via dei Mille dove abbondano badanti, cani antipatici e zanzare senza scrupoli. Beviamo più caffè che acqua e gli unici contratti a tempo indeterminato li abbiamo fatti alle sigarette. Passiamo la giornata a sfotterci, a spettinare idee, a soffrire con entusiasmo e a ricevere tutti i pazzi che riescono a trovarci. Il problema è che ritornano anche, perché ormai ci considerano una Onlus.

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