Era il 1997 e il mio programma preferito era il Pippo Kennedy Show, ve lo ricordate? Il programma comico-satirico, di Corrado e Sabina Guzzanti, si chiudeva con un “omino” che si incatenava nello studio perché non voleva uscire. Era Giovanni Esposito, attore e comico napoletano che non ha bisogno di presentazioni. L’anno dopo mi faceva morire dal ridere nella serie tv “Anni ‘50” con Ezio Greggio e da lì non ho più smesso di seguirlo. Un po’ di anni fa, sono salita su un treno Milano-Napoli insieme a mia madre, e quando ci siamo accomodate al nostro posto chi ci siamo trovate di fronte? Con gli occhi sbarrati ho cominciato a ripetere, “ma tu sei… ma tu sei…” E lui, titubante, non dando per scontato di essere stato riconosciuto, ha farfugliato “E non so, forse sì”. Finalmente ritornando in me sono riuscita a dire “Giovanni Esposito!” Era lui, sì, e viaggiava con sua figlia Mela che allora aveva 5 anni. Tutti e quattro stavamo ritornando a casa, noi a Napoli mentre loro si sarebbero fermati a Roma. Una delle persone più semplici che abbia conosciuto e, nei miei ricordi, uno dei viaggi più piacevoli che abbia fatto. Tra un po’ lo sento per una chiacchierata, aspetto che finisca le prove, non so esattamente quali, visto che tra teatro, cinema e fiction, Giovanni è sempre presente.
Ciao Giovanni, dove ti ho beccato e con quali prove?
A Roma, nelle prove di “Circus Don Chisciotte” uno spettacolo di Ruggero Cappuccio. L’abbiamo portato l’anno scorso al teatro Mercadante di Napoli e ora saremo per tre settimane al Teatro Eliseo.
Sei in tour anche con “Il Baciamano”. Raccontami di questa opera che segna il tuo debutto alla regia teatrale.
E’ una cosa partita per caso perché la protagonista è mia moglie, Susy Del Giudice, ed è stata lei a farmi leggere il testo di Manlio Santanelli. L’ho proposto al Teatro Mercadante di Napoli facendo semplicemente da veicolo, non volevo fare la regia, sentivo che non mi appartenesse. Poi, invece, il regista che doveva esserci non c’è stato più e loro mi hanno detto che se l’avessi diretto io, lo spettacolo lo avrebbero preso. Evidentemente era destino.
E ora ne sei orgoglioso.
Sono partito con molta timidezza e, invece, appena ho iniziato a lavorare già sull’idea e le scenografie mi ha preso proprio. Ne sono molto orgoglioso anche perché ho due attori straordinari, Susy Del Giudice e Giulio Cancelli, che mi hanno facilitato tutto. E’ bello vedere la reazione del pubblico, lo spettacolo investe letteralmente lo spettatore, lo fa ridere tanto ma all’improvviso gli da delle mazzate impressionanti. Li vediamo alzarsi dalle poltrone e applaudire. C’è gente che l’ha visto anche più volte.
Facciamo, invece, un riepilogo delle tue partecipazioni per quanto riguarda il cinema. Alcune sale hanno ancora in programmazione “Metti la nonna nel freezer” con Fabio De Luigi e Miriam Leone…
Una piccolissima partecipazione ma fatta con grande gioia perché questi due giovani registi di Matera, Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, sono così bravi che sono convinto siano il futuro della commedia italiana. Il film è veramente divertente e sono contento che stia riscuotendo grande successo.
Sei nel cast di “Bob & Marys”- Criminali a domicilio con Rocco Papaleo e Laura Morante uscito il 5 aprile
E’ un film a cui tengo particolarmente tanto perché, Francesco Prisco, il regista, oltre ad essere di gran talento, è il mio migliore amico. Ho martellato Rocco Papaleo per fargli leggere la sceneggiatura e gli è piaciuta subito. E poi, beh, c’è Laura Morante che è un colosso: nel film, la vedrai, è strepitosa. C’è anche un gruppo di attori che partecipano che sono grandiosi, Massimiliano Gallo, Francesco Di Leva, Andrea Di Maria, Simona Tabasco, Gianni Ferreri… quando hai dei piccoli ruoli e li dai ad attori bravi, fai la differenza e si vede.
Che rapporto hai con Rocco Papaleo?
Rocco è un fratello. Ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’90 durante la serie televisiva “Giornalisti”, condividevamo lo stesso container a Cinecittà e pure con lui fu amicizia al primo sguardo. Ho vissuto anche per un periodo a casa sua a Roma, mentre traslocavo nella capitale. Abbiamo lavorato insieme in teatro e lì generalmente diciamo che si possono pure rompere ‘e giarretelle, invece noi ci siamo consolidati. Abbiamo un rapporto proprio felice.
Ma credo che non sia così difficile diventare amici tuoi, io ne sono un esempio infondo, no?! Un incontro fortuito che ricordo sempre con affetto.
No, su quello non hai torto, nel senso che sono molto disponibile da questo punto di vista. Però, sai, bisogna essere in due per fare un’amicizia, bisogna avere la stessa affinità elettiva, la stessa corrispondenza.
Ritornando al cinema, ho letto che sarai presente anche nel prossimo film di Paolo Sorrentino in uscita il 24 aprile, “Loro”.
Di questo purtroppo non posso dire niente, pensa che non sapevo nemmeno dell’uscita io. E’ completamente top secret fino a quando la produzione non ci darà indicazioni. Posso dire solo che sarà un film bellissimo da quello che ho visto girando.
Possiamo parlare di Padre Leonardo? Le riprese della seconda serie de “I bastardi di Pizzofalcone” sono ancora in corso.
Sì, di lui possiamo parlare. È un ruolo che mi dà grande soddisfazione perché quella sua ambiguità mi diverte un sacco. Anche in questo ruolo ci sono entrato quasi per caso. La produzione e la Rai non riuscivano a trovare un “Padre Leonardo” che li soddisfacesse, così mi hanno chiamato per chiedermi di fare il provino al volo, visto che le riprese erano già cominciate. L’ho preparato in un giorno e dopo il provino il regista mi dice: “Se hai disponibilità, lunedì cominci a girare!” Vorrei che fosse più presente nella serie.
Perché dopo il colpo di scena nel finale della prima stagione, non sarà più presente nella seconda?
E no, sarà presente allo stesso modo anche perché non si sa se sia stato un colpo di scena reale. E’ proprio quello il bello, giocare sul filo sottile dell’ambiguità. Non si sa se il killer su cui indaga il povero Pisanelli sia davvero Padre Leonardo o meno. E’ chiaro che chi ha letto i romanzi di Maurizio De Giovanni ne sa molto di più ma spesso, poi, le storie si discostano dai romanzi. Non posso anticipare molto se non che di colpi di scena ce ne saranno tanti e che si pensa già alla terza serie mentre ancora stiamo girando la seconda.
Sei praticamente ovunque ma quando ti vedremo in ruolo da protagonista assoluto? Non credi che sarebbe ora e a molti piacerebbe questa cosa.
Sì, secondo me sarebbe arrivato il momento ma non è semplice. Questi sono rischi, mi permetto di dire, non legati alla bravura dell’attore ma a logiche produttive e distributive un po’ particolari. Ti faccio l’esempio calzante di Renato Carpentieri e “La Tenerezza”. Lui al cinema non fa ruoli da protagonista purtroppo e dopo aver lavorato tanto, all’età che ha, oggi hanno scoperto che è un grande attore, cosa che tutti sanno da decenni, anche gli addetti ai lavori. Se vedi il manifesto de “La tenerezza”, Renato, nonostante sia il protagonista assoluto del film, lassù non esiste, non lo vedi. Compare in un’immagine piccolissima sullo sfondo. Questo per dirti quanto siano complicate le logiche produttive e distributive. Per cui, per assegnarti un ruolo da protagonista, deve prima succedere qualcosa che ti faccia diventare molto o abbastanza famoso e da quel gradino in più ti riconoscono una bravura che oggettivamente avevi anche prima.
Non ti sta stretta questa cosa?
Beh, un po’ sì perché è chiaro che vorrei ma non ne sono ossessionato, il mio motto è quello di lavorare sempre. Potrei fare questo scatto da protagonista facendo un film con la mia regia costruendomi il ruolo che voglio cucito su me stesso.
E quando un film di Giovanni Esposito?
Sto scrivendo una sceneggiatura con Francesco Prisco per una co-regia, vedremo cosa succede.
Dopo la vittoria di Renato Carpentieri ai David di Donatello, come miglior attore nel film “La tenerezza”, appunto, hai scritto un post toccante su FB dedicato a lui. Cosa ha fatto per te?
Ho quasi iniziato con Renato, lui mi ha dato un sacco. Ero ancora all’Accademia quando mi vide al Teatro Stabile di Parma, mi ha insegnato non dico tutto ma abbastanza di questo lavoro, anche la delicatezza e lo studio che c’è dietro. E’ stato il primo che mi ha dato la possibilità di fare dei ruoli particolari e diversi.
Preferisci fare cinema o teatro?
Questo lavoro l’ho cominciato con il teatro ma preferisco il cinema, mi appartiene di più perché lavora su dei dettagli che mi sono più congeniali. Del cinema non mi stanco mai, ho sempre voglia di stare sul set e sono un cazzaro incredibile, mi diverto un sacco, ogni volta lo vivo proprio come una famiglia mia.
Hai lavorato con tanti registi italiani e internazionali, da chi vorresti essere diretto ancora?
Mi incuriosisce molto il lavoro di Matteo Garrone, mi piace il modo di presentarsi nei suoi film. Mi piace molto anche il modo di lavorare di Daniele Lucchetti e poi Virzì, con lui ci andrei a nozze, sento che empaticamente è un regista con cui mi troverei bene.
E invece dei tuoi colleghi, c’è ancora qualcuno con cui non hai lavorato?
Forse no. (Ride) Ho lavorato con così tanti attori… da Pierfrancesco Favino a Stefano Accorsi, da Giancarlo Giannini a Sergio Rubini, sarebbe impossibile elencarli tutti. Con Claudio Santamaria e Elio Germano non ho mai lavorato, sono due attori che mi piacciono molto.
Cosa fai nel tempo libero?
Noi viviamo a Roma, una volta mia figlia scrisse in un tema, “La serenità e la felicità sono vedere mio padre ‘perdere’ tempo con gli amici, a Napoli, davanti al mare guardando una vela che si allontana”. Ecco, questo è il mio ideale di tempo libero, mi piace intessere e far crescere relazioni umane. Quando ne ho la possibilità mi piace anche allenarmi con la Nazionale Italiana Attori.
Quelli come te li chiamo “tifosi patologici”, ti abbiamo visto in collegamenti televisivi durante le prove attaccato alla partita del Napoli. Quest’anno lo vince lo scudetto?
La prima cosa che dico a un regista, così come ho detto a Ruggero Cappuccio, è “io quando faccio lo spettacolo e gioca il Napoli, tengo da una parte il computer e dall’altra l’ipad con la partita, dimmi se è un problema che se no lo spettacolo non lo faccio”. Pensa che ai tempi di Maradona ho perso un anno scolastico per seguire la squadra. Lo scudetto? Non è che sono scaramantico, molto di più quindi ti dico che il Napoli NON lo vince lo scudetto, no! A prescindere, sono un tifoso felice perché quest’anno mi sono “arricreato”.
complimenti e’ piacevole leggere questa intervista cosi’ dettagliata e piena di contenuti