Veronica Mazza, classe 1973, è un’attrice molto amata dal pubblico napoletano. Moglie dell’attore e regista Eduardo Tartaglia, con cui il sodalizio è anche professionale, sta per debuttare al Teatro Sannazaro con il suo primo spettacolo di cabaret “27 Verticale”, oltre a tanti sogni che stanno per uscire da cassetto: primo tra tutti far parte della compagnia teatrale di Carlo Buccirosso.

Come si è accostata alla recitazione?
«L’ho capito molto giovane. Non è stato semplice sceglierlo da adulta. Ho capito che nella vita avrei dovuto fare questa professione perché era talmente congeniale che avrei fatto non solo un lavoro in cui credevo ma anche una cosa che mi veniva bene in maniera semplice. Ho iniziato a prendere la recitazione come una fede, come qualcosa di molto serio.

Veronica Mazza con Eduardo Tartaglia
Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza

Quali sono le esperienze e gli incontri che hanno segnato maggiormente il suo percorso professionale?
«Sicuramente un incontro con degli amici al liceo attraverso cui sono entrata in questo gruppo di intellettuali, amanti del teatro e con loro ho iniziato ad accostarmi a questa arte. Poi il Teatro Bellini, la struttura che all’epoca era la più importante della città e luogo in cui mi sono diplomata. E ovviamente l’incontro con Eduardo, mio marito, che ho conosciuto in un laboratorio di teatro. Insieme a tanti colleghi, che poi sono diventati amici, abbiamo messo su un gruppo di nuova drammaturgia. Un altro passo importante è quello con “Un posto al sole” che ha fatto crescere il mio amore per il piccolo schermo e ha alimentato la mia voglia di stare in tv».

Cinema, teatro, tv: qual è la dimensione che le è più congeniale?
«La dimensione che mi è più congeniale è la recitazione, io mi sento estremamente felice di recitare sempre. Per me stare su un palcoscenico significa stare sull’isola che non c’è.

Sarà la regina del Teatro Sannazaro per questa stagione…

La regina è stata Luisa Conte, noi siamo tutti ospiti del teatro che conserva la sua memoria. Dopo di lei c’è Lara Sansone, sua nipote, che mi ospita perché ci stimiamo molto. Mi apre le porte del suo teatro e per me è un’occasione di immensa gioia. Gli attori sono molto gelosi dei loro luoghi: aprire il Sannazaro a un attrice quasi coetanea è come se fosse un invito a casa e io per questo la ringrazio moltissimo».

Dal 18 novembre si cimenterà nel cabaret con “27 Verticale”. Ci racconti: in che vesti la vedremo?
«L’unica esperienza di cabaret che ho avuto è stata a “Tu si que vales”: mi sono presentata con un monologo che parlava di Facebook. Dopo tante insistenti richieste, ho deciso di scendere in questa nuova dimensione della comicità in maniera molto scanzonata. “27 Verticale” ha una significato particolare: il 27 di solito è il giorno della paga, mentre verticale è quello che tutti vorremmo essere nella vita, stare in piedi, non piegarci. Sarà soprattutto uno spettacolo sulla comunicazione, sulla voglia di vedere dal vivo senza la mediazione della tecnologia, di prendere un po’ in giro la nuova era tecnologica e di raccontare la difficoltà delle donne di rimanere con la schiena diritta a fare le wonder woman. Ci divertiremo a raccontare un mondo che per le donne d’oggi è diventato un po’ più di difficile sotto certi punti di vista e molto più facile sotto altri».

Un desiderio lavorativo che spera di avverare per il 2017?
«Quest’anno se ne avvera già uno, entrerò nella compagnia di Buccirosso, con cui da dicembre a febbraio gireremo tutta Italia con lo spettacolo “I compromessi sposi”. Poi ritornerò con Tartaglia al Sannazzaro con una commedia che vent’anni fa ci ha fatto conoscere al grande pubblico intitolata “Chi arde per amor si scotta e suda”. I miei desideri sono così tanti che preferisco tenerli privati ma alcuni di questi si stanno già realizzando».

Toglietele cibo e acqua ma non vi avvicinate alle sue sacre otto ore di sonno. Giornalista, trashmaniaca e whatsapp addicted, colleziona tatuaggi, ex ragazzi sbagliati e, a volte, morsi di cani. Si definisce una “santa”, anche se col tempo ha leggermente modificato uno degli insegnamenti di Gesù: «Contraddici il prossimo tuo come te stesso» e se la sua ironia non trova sfogo in qualche contorta metafora allora emette intensi mugugni da cineteca. Ha portato il suo celebre modo di gesticolare in giro per il mondo tra Roma, New York e Milano ma il suo rifugio, luna park e scrigno dei sogni rimane sempre il borgo incantato di Pietramelara.

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