Giunto alla sua terza stagione teatrale, “Un borghese piccolo piccolo”, con protagonista Massimo Dapporto nel ruolo di Giovanni Vivaldi, ha fatto tappa anche a Napoli al Teatro Sannazaro, nel cuore di Chiaia. La regia di quest’opera tra il grottesco e il drammatico, tratta dal romanzo di Vincenzo Cerami, è di Fabrizio Coniglio, non solo autore e regista ma anche apprezzato attore teatrale, di cinema e delle fiction di maggior successo. Basti pensare che da qualche settimana è sul set de L’Allieva 3, attesissima serie tv dagli ascolti record con Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale. Dopo lo spettacolo, al bar del teatro, dal borghese al Natale mi ha raccontato un po’ di cose.

“Un Borghese piccolo piccolo” è un romanzo del ’76 di Vincenzo Cerami, in cosa si differenzia il tuo riadattamento teatrale oggi?
Il romanzo non dice mai che alla fine Giovanni Vivaldi, il protagonista, diventa un serial killer. Quello che mi ha colpito del romanzo, per poi raccontarlo ai giorni nostri, è proprio la normalità di quest’uomo che in un attimo si ritrova a fare cose atroci. Sia pure per dolore e per rabbia ma ha due aspetti che fanno parte dell’ormai sentore italiano. Il primo è che cerca la scorciatoia attraverso la corruzione per garantire un futuro al figlio, un aspetto molto grave e antidemocratico, il secondo è che una volta riconosciuto l’assassino si fa giustizia da solo, quindi abdica a ruolo di cittadino in funzione di vendicatore. Rispetto ai giorni nostri possiamo vivere questa storia come una riflessione su chi siamo diventati e sul perché non siamo cambiati in tutti questi anni. Ecco, quest’esame è il motivo più attuale che mi ha spinto a rimettere in piedi quest’opera, anzi mi aveva stupito il fatto che in teatro non fosse mai stata fatta e possiamo dire con orgoglio di essere stati i primi.

Quanto è stato complicato metterlo in scena?
Ci ho messo tre anni per farmelo produrre e adesso sono felicissimo perché questo è il terzo anno di tournèe, arriveremo a duecento date che per un’opera che non sia commedia, di questi tempi, non è facile avere tanto successo. Sono contento anche che sia arrivato a Napoli perché è una città di grande tradizione teatrale. Lo stesso Massimo Dapporto ha avuto un’accoglienza calorosissima che raramente ricordava. Il pubblico partenopeo, oltre al dramma, ha colto anche l’aspetto più grottesco e comico della prima parte, essendo cultore di teatro.

Massimo Dapporto straordinario, com’è lavorare con lui?
E’ una bellissima esperienza perché siamo due generazioni diverse. Lui viene da un teatro più classico, io qui invece gli ho chiesto un’umanità maggiore e lui si è fatto dirigere tantissimo.

Nella sua grandezza, a me sembra, si sia percepita anche la sua umiltà nel farsi dirigere.
Sì, è così. Ti dico solo che ogni volta che si affronta lo spettacolo, dopo che magari lo hai tenuto fermo per qualche mese, vengono fuori altre suggestioni, così gli ho chiesto variazioni e altre sfumature che rendessero alcune scene meno inquietanti e potessero far fluire meglio la storia. Ecco, vengo a Napoli e vedo realizzate quelle richieste. E’ una sensazione bellissima.

Dove proseguirà il tour del Borghese?
Ha ancora quaranta date, farà molto nord soprattutto tra le province dell’Emilia Romagna e la Lombardia.

Da attore invece stai girando con lo spettacolo “Anna dei miracoli”
Sì, un testo molto impegnativo che parla di sordo cecità e che, tra l’altro, è tratto da una storia vera. E’ un’esperienza bellissima perché la produzione è della Lega del Filo d’Oro oltre che di Franco Parenti, quindi abbiamo conosciuto questo mondo da vicino. Prossime date saranno a Parma e poi Palermo, nel frattempo a Roma giro L’Allieva.

Aaah sì, finalmente L’Allieva, e quindi anche il ritorno del nostro adorato Agente Visone.
E’ incredibile questo personaggio, non me l’aspettavo all’inizio, perché comunque non è un protagonista e invece evidentemente colpisce.

Colpisce perché è genuino, sempre educato, apparentemente ingenuo e ha quell’ironia inconsapevole che lo rende irresistibile. Quanto dovremo aspettare per la messa in onda?
Gireremo fino al 2 maggio, quindi secondo me andrà in onda nel prossimo autunno.

Ci sono un po’ di rivoluzioni nel cast, addirittura con te non ci sarà più il Vicequestore Calligaris. Come si evolve, senza lui, il tuo personaggio?
Il mio Calligaris verrà sostituito da una donna che sarà molto severa con me, quindi all’inizio sarà difficile ritrovarmi in un rapporto un po’ ostile rispetto a quello più complice che avevo con il mio ex Vicequestore. Poi vedremo cosa accadrà nel corso delle puntate, caso dopo caso, quando si renderà conto che non sono propriamente uno scemo ma solo una persona alla buona. Ovviamente, anche in questa serie, avrò sempre un’adorazione per Alice.

Altre new entry?
Posso dire solo che ci sarà l’entrata nel cast di Sergio Assisi e di Antonia Liskova.

Visto che non posso curiosare oltre su l’Allieva, fammi curiosare un po’ nel tuo Natale. Lo festeggi? Come?
Certo. Andrò sicuramente a casa a Torino in famiglia. Tra l’altro mio papà è napoletano e anche se ha vissuto molto a Torino qualche tradizione partenopea la mantiene orgogliosamente. Le feste quindi le passerò con i miei genitori, mia zia e mio cugino e gli amici.

Quale delle tradizioni avete mantenuto?
Sacrosanti i regali. Non si aprono mai prima della vigilia. Quindi facciamo il cenone, dopo si va a messa e poi dopo la mezzanotte apriamo i regali fino a notte inoltrata.

I giochi?
Assolutamente la tombola. Ci giochiamo durante tutte le feste e devo dire che a me piace molto.

Cosa mangerete?
Mia zia che è pugliese, ho molto sud nel sangue, è bravissima a fare le cartellate che sono un tipico dolce della Puglia molto buono. Fa sempre anche delle focacce straordinarie come antipasto, mentre una coppia di amici torinesi porta il brasato.

Tu cucini?
Un pochino ma cose semplici. Una cosa che faccio sono le crespelle, delle specie di crepes, ripiene di prosciutto e stracchino poi le avvolgo e le scaldo in forno o in padella. Poi mi piace il pesce, lo cucino molto alla piastra.

Te lo puoi permettere di mangiare, sei magrissimo
E’ perché vado a correre.

Dimmi cosa fai a capodanno e ci salutiamo.
Vorrei fare un piccolo viaggetto ma non so se riesco perché il 4 gennaio ricomincio già gli spettacoli.

Ribattezzata da un vecchio amico Vanna Mò si definisce un'adorabile rompicoglioni anche se crede di essere più adorabile che rompicoglioni. Amante del calcio e laziale patologica, il suo grande amore è stato il pappagallino Olimpia, bianco celeste che ripeteva tutto tranne "forza Lazio". Chiacchierona e lunatica, ha le pubbliche relazioni nel dna. Socievole e social, è un segugio del web. Nonostante il curriculum sentimentale horror sogna il grande amore delle commedie rosa che colleziona e attende l’arrivo del suo Mr. Big come in “Sex and the City”. Convinta di essere una ragazzina (guai a chiamarla “signora”!), “frettella” per non dire ansiosa, maniaca della puntualità e della programmazione, il suo motto è “nella vita ho scelto il buon umore!”.

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