Il rumore del mondo. Il battito delle cose. Lo scandire della vita. Queste da sempre le ossessioni di Ciccio Merolla, percussionista napoletano di fama mondiale.
«Da piccolo vivevo in un basso e nel buio di notte, d’inverno, sentivo il vento muovere i teli di plastica sui panni stesi. Non riuscivo a dormire pensando a come poter riprodurre quel suono». Suoni della vita, suoni di Napoli, quelli che da sempre Merolla trasforma in musica e che l’hanno reso celebre fino al punto di farlo duettare con grandi musicisti ai quattro angoli del globo.
Creare atmosfere, trasferire in musica ambientazioni e suggestioni, questo il suo obiettivo sin da bambino, tanto che, scoprendo che il battito delle mani emette suoni diversi e modulabili, già a sei anni poneva le basi di una percussione che potremmo definire a “corpo libero”, di cui Merolla detiene la paternità.
Cresciuto nei Quartieri Spagnoli, quasi per caso, scopre che per quella musica, per quel ritmo, esiste uno strumento: piazza del Plebiscito era in quegli anni luogo di ritrovo per intellettuali e alternativi di Napoli. Merolla vede lì per la prima volta i bonghetti e, con istintivo talento, inizia a suonarli, lasciando stupefatti i presenti, capendo che quello «era il filo dell’aquilone», non solo musica che libera, ma anche il modo per essere accettati, perfino apprezzati, dagli altri. I sacrifici fatti per acquistare il primo strumento in un vecchio negozio napoletano “Ricordi”, la consapevolezza di un talento che maturava giorno dopo giorno e i tanti successi che a poco a poco arrivavano.
Dai primi tentativi alla tournée con i Gipsy King il passo è breve, passando attraverso la partecipazione al film “Blues Metropolitano” e la collaborazione con i Panoramics, mentre nasceva sempre di più l’esigenza di far conoscere suoi pezzi e quel modo così nuovo di far musica che nel mondo si sarebbe chiamato free-style e che a Napoli era battezzato solo “bello e buono”. In questi anni conosce Enzo Gragnaniello e ne rimane folgorato. Non smetterà mai di suonare insieme a lui che, come tutti i veri maestri, dà disciplina al talento incontenibile di Merolla, aiutandolo ad intraprendere un percorso di studio. Rosario Jermano, Karl Potter e Pino Daniele sono solo alcuni dei grandi nomi a cui in questi anni si è affiancato il percussionista. «Io non mi sento un artista, sono invece un artigiano. Non mi interessa essere un grande artista, ma voglio invece evolvermi come essere umano, con le mie idee e la mia storia», ed è questa la sintesi di un uomo che vuole tornare da musicista al suo «ruolo di giullare, perché – sottolinea – in un mondo in cui l’informazione è globale e alla portata di tutti, chi fa musica deve strappare sorrisi, anche se dietro di essi c’è una profonda riflessione».
Grandi soddisfazioni vengono a Merolla proprio da questo mondo globalizzato: il video in cui suona il corpo di una donna è diventato virale, con 25 milioni di visualizzazioni su tutto il pianeta. La sua forza come musicista ed essere umano rivive quando è notte e torna, come da bambino, a sentire i suoni nel buio, «i suoni dentro di me. Io sento cascate, vicoli, botte e carezze. Al mattino sono già musica».

Toglietele cibo e acqua ma non vi avvicinate alle sue sacre otto ore di sonno. Giornalista, trashmaniaca e whatsapp addicted, colleziona tatuaggi, ex ragazzi sbagliati e, a volte, morsi di cani. Si definisce una “santa”, anche se col tempo ha leggermente modificato uno degli insegnamenti di Gesù: «Contraddici il prossimo tuo come te stesso» e se la sua ironia non trova sfogo in qualche contorta metafora allora emette intensi mugugni da cineteca. Ha portato il suo celebre modo di gesticolare in giro per il mondo tra Roma, New York e Milano ma il suo rifugio, luna park e scrigno dei sogni rimane sempre il borgo incantato di Pietramelara.

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