Io ho un incubo, da molto tempo. In questa visione mostruosa, che somiglia all’Apocalisse di Giovanni, mancano pochi giorni all’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America e tutti si aspettano che ad essere eletta sia Hillary Clinton. L’antagonista Donald Trump è stato accusato di molestie, ha berciato offese alle donne, agli stranieri, ha promesso di issare muri, ha una certa complicità con Putin, che è il Presidente di un Paese storicamente inviso all’americano medio. È così scontato che ad essere eletta sia la moglie indulgente dell’ex Presidente brizzolato, che teneva la segretaria a bella posta sotto la scrivania. Nessuna Cassandra potrebbe convincervi del contrario.

Eppure nel mio sogno il terrorismo internazionale non ha voglia di farsi scappare il più ghiotto bottino in termini di propaganda: un Donald Trump come Presidente della Nazione più potente e più odiata del mondo. Quanto gioverebbe alla retorica anti-americana dell’Isis che gli Stati Uniti d’America fossero governati da un vecchio delirante col casco biondo, che non perde occasione per oltraggiare la fede islamica! Quanti mussulmani più o meno moderati potrebbe convincere che il mondo sia sempre più marcato in senso anti-islamico e che è meglio imbracciare il kalashnikov della jihad per sopravvivere e difendersi dall’orda di disprezzo che li sta travolgendo!

Perciò, nel mio incubo, il terrorismo internazionale non vede l’ora di vedere un Donald Trump che ringrazia sul palco gli elettori per averlo eletto come nuovo inquilino della Casa Bianca. E siccome, le condizioni al momento non sembrano volgere a favore del miliardario col riporto dorato, sono decisi ad intervenire per sbaragliare tutto e favorirne l’elezione. Gli americani devono convincersi che in questo periodo valga bene dare un voto all’uomo dal pugno duro contro gli islamici, l’uomo che assicura un ritorno degli Usa all’incarico che da più d’un secolo la Provvidenza storica sembra avergli affidato: quello di poliziotto del mondo.

L’Isis ha un solo modo per persuadere gli americani a votare Donald Trump, uno spettacolare, imponente attentato in patria o in Europa poco prima dell’Election Day. Una riedizione dell’11 settembre riprodurrebbe lo stesso disordine, lo stesso smarrimento che travolse l’Occidente nel 2001 e lo stesso spontaneo istinto di autodifesa. La reazione, per quanto irrazionale, non sarebbe biasimevole. Voi se vi trovaste in una cascina sperduta, ostaggi insieme ad un intellettuale socialista, ad una donna di raffinato gusto e ad un vecchio stupido e violento con un fucile mitragliatore a chi vi affidereste per sgominare la banda e liberarvi? Guardereste di sbieco, l’intellettuale e la borghese ben vestita e vi affidereste al vecchio stupido.

Gli hanno chiesto di scrivere una piccola autobiografia e si è sentito in grande imbarazzo. Ha paura di essere troppo auto-celebrativo, ma non vuole neppure ridursi a un cencio di pezza abusando di modestia. Parlare di sé in terza persona, come Giulio Cesare nel De bello gallico, gli dà ai nervi, ci prova ma proprio non riesce. Perciò l’unica cosa che si sente di dire è che gli hanno chiesto di scrivere e che ha accettato con grande piacere, perché è questo che gli piace fare e che, in fondo in fondo, gli riesce meglio.

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